Tra le analogie con la Narnia di C.S. Lewis, vediamo che anche la Narnia umbra ha il suo Castello che dall’alto domina tutta la valle: la trecentesca Rocca Albornoziana dalle fattezze imponenti e maestose. Così come ha anche il suo Aslan, un leone in pietra di origine romana rinvenuto intorno al 1930 e caratterizzato da tratti incredibilmente gentili che gli donano un’espressione tutt’altro che feroce. Custodito nel cortile del Palazzo Comunale (fine XIII sec.), vigila sulla giustizia e sul buon andamento della vita sociale proprio come fa il Grande Aslan nella sua Narnia.

Un’ara sacrificale preromana situata sulla via Flaminia, presso la Grotta di Orlando, è del tutto simile alla Tavola di Pietra dove Aslan muore e poi risorge.

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Il lago dalle acque argentee descritto da Lewis si rispecchia incredibilmente in un luogo incantato che si trova in località Le Mole, lungo la strada Narni-Nera Montoro-Orte, nella villa che probabilmente apparteneva a Pompea Celerina, suocera di Plinio il Giovane, dove l’acqua diventa di un abbagliante azzurro intenso, grazie alla presenza del magnesio.
Probabilmente sono proprio le stesse acque meravigliose di cui tesse le lodi Plinio nelle lettere alla suocera, e che ammirarono tutti quei connazionali di Lewis che, a partire dalla fine del ‘600, giunsero in bassa Umbria sulla strada per Roma, percorrendo quel Grand Tour che portò in Italia moltissimi europei, soprattutto inglesi.
Seguendo l’iter formativo del tempo, infatti, molti studiosi, artisti, poeti e aristocratici partivano alla scoperta dell’Italia dalle molte bellezze. Sia che si partisse da Roma o che vi si volesse giungere percorrendo la via Flaminia, il Narnese e il Ternano erano comunque delle tappe obbligate.

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La Cascata delle Marmore li colpiva con i suoi scenari “belli e terribili” (celebri sono i versi che le dedica il poeta George Byron), e le acque azzurre di Narni risultavano ancor più magiche se viste dal famoso Ponte di Augusto (27 d.C.), tanto simile al ponte di pietra attraversato dai fratelli Pevensie. Ciò che resta di questa importante testimonianza dell’età aurea romana, infatti, si erge tra le balze rocciose, la fitta vegetazione e il lento scorrere del fiume nella valle, assumendo quell’aura suggestiva e misteriosa che indubbiamente ha colpito i pittori che lo hanno ritratto. Famosi sono i Ponti di Narni dipinti dal paesaggista francese Jean-Baptiste Camille Corot(1796-1875) conservati a Parigi e in Canada.

Il grifone, creatura alata originaria dell’oriente raffigurata con la testa di un’aquila e il corpo di un leone, chiude questa serie di analogie tra la Narnia fantasy e quella umbra che non possono fare a meno di risultare quanto mai particolari. Il grifone, infatti, è il simbolo stesso della città di Narni, con la potenza e la vittoria simboleggiati dall’aquila e il coraggio e la vigilanza dal leone. Un animale forte che nel libro combatte accanto ad Aslan, il Bene, contro la Strega Bianca, incarnazione del Male.

Che sia anche questa soltanto un’altra casualità che accomuna le due Terre di Narnia?
Forse, per dirla come scrive Lewis alla fine del libro Il Leone, la Strega e l’Armadio:
“Questa è la fine dell’avventura del guardaroba. Ma se il Professore aveva ragione, era solo l’inizio delle avventure di Narnia”.
Sì, basta entrare ogni tanto negli armadi della fantasia, proprio come ha fatto Lewis.

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